Partenza

Giovanni, 24 anni
Università di Udine, V anno di Medicina

Confesso di non aver mai puntato con convinzione a medicina. Di non essermi mai immaginato di partire per l'Africa. Neppure di scrivere su un blog. Ora, eccomi qui. La vita si svela a piccoli gradini..
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania

07/09/2016 - Aeroporto di Dubai, 30/08/16. Sdraiato su una scomoda sedia del lunghissimo corridoio dell'aeroporto cerco di addormentarmi, o perlomeno di far passare in fretta queste 10 ore di attesa per il prossimo volo.

Sono le 2 am ma qui non importa che sia notte o giorno: colonne di viaggiatori arrivano continuamente, aerei decollano, atterrano, parcheggiano, scaldano motori a qualsiasi ora, centinaia di passeggeri aspettano come me il prossimo volo, i ristoranti continuano a cucinare, i negozi a vendere, la vita a correre frenetica e incessante. Mi distendo su un lato, poi mi rigiro sull'altro alla ricerca di una posizione comoda. Impossibile. Anche se la trovassi, comunque non riuscire a impedire alla luce al neon fortissima di penetrarmi le palpebre, ai rumori di farmi sobbalzare, ai movimenti della gente che passa accanto a me di essere captati. All'ennesimo corrierino elettrico che suona il clacson per farsi spazio tra i passeggeri rinuncio a dormire. Mi alzo e percorro qualche chilometro di ristoranti-pub- negozi- gate in cerca di sonno o di un angolo tranquillo, oppure per tentare di fermare i pensieri. Non riesco proprio a figurarmi come sarà Dar o Iringa o Tosamaganga e mi sembra di essere impreparato a tutto, di aver messo in valigia le cose sbagliate, di essere vestito troppo appariscente -scemo! e il colore della pelle come pensi di nasconderlo?- di non avere le medicine necessarie, l'esperienza, la maturità, le palle. Torno a sedermi, questa volta davanti a un gruppo di asiatici.
Ripercorro i preparativi, le vaccinazioni, l'acquisto dei biglietti, poi controllo di avere portafoglio, passaporto e cellulare. Tutto in regola, la paura dell'ignoto si domina con la certezza di avere quelle poche cose giuste in tasca, col pensiero di essersi preparati a lungo alla partenza, con l'idea che tutto è organizzato da tempo. Mi coccolo un poco così mentre guardo con invidia il ragazzo di fronte dormire beatamente con le gambe schiacciate sotto al corpo, un braccio chissà come dietro la schiena, la testa appoggiata sullo spigolo vivo del bracciolo della sedia su cui si trova. Sorrido alla visione di questo contorsionista del sonno e penso che dopotutto in ogni luogo, in ogni posto e angolo del mondo in qualche modo si vive, si mangia, si dorme. E finalmente mi addormento. Buonanotte.

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